Se il tema della scorsa domenica era la paura della sofferenza e delle cose avverse, in questa domenica la pagina evangelica di Marco ci presenta la reazione di Gesù di fronte alla morte. La prima cosa davvero particolare di questo racconto è l’intreccio di due storie: quella della figlia di un capo della sinagoga, Giairo, e quella della donna che aveva da lungo tempo perdite di sangue in cui la nota dominante è la fede nella parola di Gesù.
La donna con le perdite di sangue fa ricorso al Signore, in modo abbastanza imperfetto; egli, perciò, vuole esplicitare tale fede, affinché comprenda bene che non l’ha salvata il contatto quasi magico con lui, ma l’incontro personale con il Figlio di Dio salvatore. Nell’altro prodigio c’è un confronto tra Gesù e la morte. Apparentemente, i due miracoli non hanno motivo per essere legati. In realtà, potrebbe trattarsi semplicemente di una narrazione che rispecchia l’esatta sequenza dei fatti. Ma, oltre al fatto che, in entrambi, beneficiaria dell’azione salvifica di Dio è una figura femminile, l’evangelista mette in luce alcuni elementi che legano le due donne: la ragazza aveva dodici anni, numero che corrisponde alla durata della malattia dell’altra donna.
C’è poi, ancora più importante, un atteggiamento che accomuna, in questo caso, Giairo e l’emorroissa: entrambi si gettano ai piedi di Gesù, segno di adorazione, quindi espressione di fede. E certamente è proprio la fede la molla del loro agire. Nel caso della donna, è lo stesso Gesù che lo sottolinea, mentre per il capo della sinagoga, pur non essendoci una dichiarazione esplicita del Signore, c’è il suo decidere di andare con lui, senza aggiungere una parola, probabilmente perché, vedendo nel suo cuore, ma anche ascoltando le sue parole, evidentemente sincere, sa che c’è la fede che gli dà la forza di andare avanti, di arrivare fino a Gesù.
In effetti, quando il Signore giunge a casa di Giairo e afferma che la bambina non è morta, viene deriso: incontra un’esplicita manifestazione di assenza di fede. Marco ci sta dando la chiave di lettura di ogni miracolo compiuto da Gesù: è un gesto salvifico, che porta alla salvezza non solo nel senso di una guarigione fisica, ma di una apertura alla vita eterna.
Don Tiziano Galati
Responsabile dell’Apostolato Biblico
Ufficio Catechistico