Gesù torna al suo paese non come semplice cittadino! In realtà non è il rimpatrio di chi fa visita alla famiglia; va con i suoi discepoli, nel pieno esercizio della sua qualità di Rabbi, dotato di sapienza e di autorità fuori del comune. Qualità eccezionali in netto contrasto con la sua origine. I suoi conterranei “si scandalizzano di lui” e non lo accettano per quello che veramente è. Le sue origini fanno da velo, a causa della loro superbia; il suo lavoro quotidiano “da carpentiere” è un ostacolo alla fede, perché i Nazareni attendevano un Messia a modo loro, che li impressionasse con manifestazioni spettacolari.
Dio invece si fa conoscere nell’umile realtà quotidiana. Il ministero di Gesù in Galilea si conclude con un fallimento, col rifiuto da parte dei suoi concittadini nonostante l’inizio fosse stato buono. Lo stupore di fronte alla sapienza e ai miracoli di quell’uomo, che credevano di conoscere tanto bene, aveva portato gli abitanti di Nazaret a porsi la domanda giusta, simile a tutti gli interrogativi sull’identità di Gesù evidenziati nel Vangelo di Marco. Un dubbio che avrebbe potuto condurli alla fede: “donde gli vengono queste cose?”. Marco afferma addirittura che, nella sua patria, Gesù “non poté operare nessun prodigio” perché, in fondo, il miracolo che i nazareni attendevano era uno sfoggio di potenza!
Perché la parola di Dio operi e porti frutto è necessaria docilità di spirito: così insegna la prima lettura. Ezechiele, all’inizio della sua missione, è incoraggiato da Dio e invitato a parlare, benché si tratti di un popolo “ribelle, testardo e con il cuore indurito”.
Il profeta è colui che parla, a prescindere dai frutti della sua predicazione: “ascoltino o non ascoltino”. La sua parola ha in sé la capacità di salvare e afferma la presenza di Dio in mezzo al suo popolo. Il profeta, altresì, ci obbliga ad uscire dalla nostra posizione di equilibrio, scuote la nostra tranquillita, urta le nostre certezze, le nostre convinzioni! Gesù così è il vero profeta che, con la sua parola e le sue azioni scomoda le nostre coscienze troppo spesso assopite.
Don Tiziano Galati
Responsabile dell’Apostolato Biblico
Ufficio Catechistico