Un mistero dimenticato ma centrale
Un mistero dimenticato. L’arianesimo ha spinto la riflessione teologica a retrodatare l’unzione al momento del concepimento, perché fosse chiaro che Gesù era dalla parte del Padre sin dal primo istante.
C’erano inoltre difficoltà. Da un lato, perché faceva problema che Gesù si sottomettesse a Giovanni il battista, nei tempi primitivi in cui il Battista aveva ancora molti seguaci, e dunque c’erano confronti tra le due comunità ed i due fondatori. Dall’altro lato, perché faceva problema che Gesù si facesse battezzare: perché? lui che è l’innocente, l’immacolato, l’Agnello?
Un mistero centrale. Questo è il primo atto pubblico di Gesù, la sua entrata in scena nella storia della salvezza, e dal principio si può comprendere tutto ciò che ne verrà dopo. Nel battesimo, Gesù diventa il Cristo, viene consacrato dal Padre re, profeta e sacerdote mediante l’unzione dello Spirito.
Perché Gesù si è fatto battezzare?
Non sappiamo molto della vita nascosta di Gesù. Quali esperienze avrà fatto in quei trent’anni, che precedono il battesimo? I Vangeli apocrifi, ed oggi i film televisivi, si sforzano di colmare quella lacuna, ma la verità è che noi non sappiamo niente, all’infuori di quella breve frase che compare in Luca, secondo la quale Gesù cresceva in età, sapienza e grazia. Questo sappiamo: che, come in ogni uomo, anche in Gesù vi è stata una crescita, un cammino, una progressione nella comprensione di se stesso e del suo rapporto unico con il Padre, nella scoperta della propria identità e missione. Ora, giunta al culmine la consapevolezza umana di tale identità e missione, Gesù risponde. Con la sua libertà e volontà umana, Gesù abbraccia la propria vocazione, e lo fa non con una parola, ma con un gesto, il battesimo. Gesù ha capito che il suo essere Figlio fatto uomo lo deve portare ad essere il fratello che si offre per i fratelli, l’agnello che dona se stesso in sacrificio di solidarietà ed espiazione. Gesù ha compreso tutto ciò, e lo accetta. Gesù dice «amen» al Padre, e si fa battezzare, immerso non tanto nell’acqua, quanto tra i suoi fratelli in attesa di liberazione. Il battesimo è stato dunque il gesto con cui Gesù ha abbracciato la propria vocazione.
Che cosa è accaduto in Gesù nel momento del battesimo?
Una voce, quella del Padre. «Tu sei mio Figlio. Tu sei la mia gioia. Figlio mio, io ti amo infinitamente. Figlio, tu sei per me l’infinitamente amato». A Gesù che si fa obbediente alla voce del Padre, il Padre risponde con questa attestazione di amore. Gesù si è sentito infinitamente amato. Come già era accaduto propedeuticamente a Maria, alla madre, cui l’angelo aveva comunicato il nome nuovo «Piena di grazia», cioè «Amatissima», così in Gesù scatta l’esperienza di sentirsi avvolto e penetrato dall’amore eterno del Padre. Questa esperienza di essere infinitamente amato accompagna Gesù in tutto lo svolgimento terreno della sua missione, attraverso la preghiera, nella trasfigurazione, fino al culmine della risurrezione.
Il Padre dona al Figlio quanto ha di più prezioso, lo Spirito. Quando si ama, si sente il bisogno di concretizzare il nostro amore in un dono. Quando si ama — non come i regali fasulli di Natale o dei matrimoni — si prende ciò che si ha di meglio, e poi tutto ciò che si ha, e poi si offre semplicemente se stessi, e se ne fa dono all’amato. Ebbene anche il Padre dona la parte più profonda di se stesso, il suo stesso amore, lo Spirito al Figlio, affinché lo accompagni inseparabilmente nella sua missione terrena. Come sarebbe bello contemplare il rapporto fra Gesù e lo Spirito santo… Pensiamo ai due fratelli mandati dal comune padre a compiere una difficile missione in un paese straniero e ostile. Che rapporto di alleanza e reciproco si sostegni si crea fra i due… Ebbene lo Spirito è stato il fratello, l’amico, il compagno del Figlio fatto uomo. Lo Spirito sostiene Gesù, plasmandone la filialità, quando scaccia i demoni, compie gesti di salvezza, annuncia il Regno, sino all’estremo del dono di sé sulla croce. Tutto Gesù ha compiuto nello Spirito santo.
Al centro del cristianesimo c’è il battesimo
Noi cristiani coltiviamo molte devozioni: primi venerdì, san Francesco, sant’Antonio, padre Pio.. Tutte cose ottime. Continuiamo. Ma a centro della vita cristiana non può che esservi il battesimo. È un bene riceverlo da piccoli, ma da adulti dobbiamo appropriarci di questa porta bella attraverso la quale entriamo in rapporto con Dio, con noi stessi, con gli altri.
Donare a Dio la nostra libertà
Quando si ama, si dona. Che cosa possiamo donare a Dio, in contraccambio d’amore? Quanto abbiamo di più prezioso: la nostra libertà, come ha fatto Gesù. Non sacrificio più gradito dell’obbedienza dell’uomo a Dio. E allora guardiamo alla nostra vocazione, alla nostra missione, al nostro compito nella vita. Riabbracciamo il nostro dovere, e preghiamo: «Padre, accetto di compiere la tua volontà. Forse adesso mi sento stanco, sfiduciato. Forse non sento di farcela. Ma non mi tiro indietro: eccomi, voglio abbracciare il tuo disegno su di me. Soltanto, donami lo Spirito santo, affinché io possa sempre sperimentare di essere infinitamente amato da te, e non smettere mai di amare, per essere un altro Gesù».
+ Francesco Neri OFMCap
Arcivescovo