Il gesto della purificazione è un grande simbolo espresso da Gesù, in cui dice qualcosa di centrale. Un gesto che gli costa la vita.
Gesù il tempio
Nella pagina giovannea, Gesù viene presentato come il Tempio. Alla luce di ciò che era il tempio per Israele, ciò significa che Gesù è il luogo dell’incontro tra Dio e l’uomo. Nella sua persona e nel mistero pasquale, Gesù è l’accesso per l’uomo al mistero di Dio. Il primo stimolo è dunque a collocare Gesù di Nazaret nell’orizzonte generale della ricerca di Dio. C’è infatti il pericolo di ridurre Gesù a psicoterapeuta, maestro di moralità o superstar. No: Gesù si colloca nell’ambito della ricerca che spinge l’uomo a incontrare Dio. Le esperienze universalmente condivise di apertura all’Assoluto (lo stupore dinanzi all’essere, l’angoscia dinanzi al male, il desiderio di ricevere e trasmettere amore, la chiamata) vengono ricapitolate, adempiute e trascese nella persona di Gesù.
Il tempio che è il corpo
Gesù è il tempio di Dio attraverso il proprio corpo. Tale immagine contiene tra l’altro due evidenze. La prima è che Gesù è la visibilità di Dio per la propria umanità. È per quanto Gesù era umano, che egli venne percepito come l’icona di Dio. Poiché la sua umanità era piena e meravigliosamente espressa, chi lo incontrava doveva dire che Gesù aveva a che fare con Dio, era venuto da Dio, apparteneva al mondo di Dio. La seconda evidenza è che il corpo è un’immagine di comunione. Nel corpo, infatti, trovano unità organi assolutamente diversi tra loro. Il corpo è uno spazio di comunione, e Gesù aveva la passione per la comunione, cosicché in lui i dispersi e i nemici vengono ricondotti all’incontro e all’unità.
Per la nostra vita ciò implica da un lato che non dobbiamo aver paura di essere umanissimi, e che anzi ciò che pratichiamo nel culto, deve trovare autenticazione nella vita: è da quanto siamo umani, che gli altri debbono riscontrare che la nostra vita è stata raggiunta e redenta dal Signore. Dall’altro lato, i cristiani e le cristiane devono essere nel proprio ambienti artefici di comunione, costruttori di integrazione, riconciliazione e pace.
Va’, ripara la mia casa…
Dodici secoli dopo la purificazione del tempio da parte di Gesù, Francesco sentì rivolgersi un invito che era il prolungamento di quel gesto: «Va’, Francesco, ripara la mia casa»… Francesco iniziò da se stesso, attraverso un contagio di santità. Sia la stessa la nostra via nel purificare il Tempio di Dio che oggi siamo noi.
+ Francesco Neri OFMCap
Arcivescovo