Guardare all’unzione di Betania per capire la croce
All’inizio della lunga e dettagliata narrazione della passione e morte del Signore, troviamo un quadro, che rappresenta una porta di accesso al cuore di Gesù. Gesù stesso se ne serve per indicare l’atteggiamento con cui entrerà nella passione e la attraverserà sino alla morte. Si tratta del gesto che questa ragazza compie nei confronti di Gesù, rompendo il vaso di alabastro e cospargendo di profumo il capo di Gesù. Prendiamo atto della reazione violenta di alcuni dei discepoli (poi scopriremo che si tratta di Giuda), i quali addirittura si infuriano contro di lei. Ma prendiamo atto dell’accettazione che Gesù compie di questo gesto. Egli sta per entrare in un maelstrom di orrore e dolore, e mostra di accettare e apprezzare l’azione buona compiuta verso di lui, il conforto che gli viene dalla dolcezza e dalla delicatezza che la ragazza gli offre. Si schiera e sua difesa ed anzi offre il gesto della ragazza come un complemento che dovrà accompagnare nel tempo e nello spazio l’annuncio del mistero pasquale: «In verità io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto». Come a dire che non si può comprendere Gesù crocifisso e risorto se non ci si mette alla scuola di questa ragazza.
L’amore è generoso e dona senza misura
La ragazza ci insegna anzitutto che chi ama, fa spreco di generosità. Mentre i discepoli che si indignano pensano ai soldi, e rifiutano e disprezzano la via dell’amore, e anzi forse sono così attenti ai soldi perché non hanno abbracciato la via dell’amore, l’amore sa che la destinazione più bella di un bene e di farne dono alla persona amata. La misura di amare è di amare senza misura. La ragazza fa spreco, perché è spinta dall’amore. Anche Gesù, sulla croce, farà spreco, donerà generosamente la propria vita e la propria morte, ma perché è spinto dall’amore. Ricordo un frate che rimproverò, in buona fede ma in modo un po’ infelice, una mamma di dedicarsi senza risparmio al figlio immobilizzato. La mamma reagì quasi scandalizzata, con un semplice «è mio figlio!», come a dire che solo chi non sa che cos’è l’amore di una madre può trovare strano un simile donarsi senza riserve.
Fare ciò che è in nostro potere
Ancora, il gesto di delicatezza della ragazza cerca di arginare lo tsunami di male che si abbatterà su Gesù. Riuscirà a fermarlo? No, ma Gesù sottolinea il motivo per cui egli approva il suo gesto: «ha fatto ciò che era in suo potere». Così, Gesù avrà anche potuto essere tentato sull’utilità del dono di sé sulla croce, perché sacrificarsi per una buona causa può anche essere gratificante, ma sacrificarsi e poi prendere atto che il sacrificio non è servito a niente, è terribile. Ma Gesù ha fatto ciò che era in suo potere, e poi ha messo se stesso nelle mani di Dio. Anche a noi può capitare di subire la stessa tentazione. Nella terribile lotta tra il bene e il male a cui il cristiano è chiamato a partecipare, può capitare di chiedersi se ne valga la pena… Ma è appunto una tentazione. Guardiamo a Gesù crocifisso e risorto, facciamo tutto ciò che è in nostro potere e mettiamo tutto nelle mani di Dio.
+ Francesco Neri OFMCap
Arcivescovo