Gesù, nostra pace
La pagina paolina ci dà una definizione di Gesù come colui che è la nostra pace. Può stupore, ma in realtà questo è il nome vero di Dio. Gesù è appunto – come insegna Paolo – la nostra pace. Nell’ultima sera della sua vita, mentre l’ambiente intorno a lui era molto conflittuale e lo attendeva una cascata di malvagità, Gesù dice ai suoi discepoli: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace», come la liturgia ci fa ripetere. E la sera del giorno di Pasqua, incontrandosi con gli stessi discepoli per la prima volta dopo esserne stato abbandonato da solo alla morte, le sue labbra non sono torte dal risentimento ma fanno fiorire la parola «shalom», l’augurio della pace. Anche il Padre è pace, perché se Gesù dichiara che gli operatori di pace vanno detti «figli di Dio», vuol dire che nel loro comportamento c’è il riflesso di Dio e del suo agire. E anche lo Spirito santo è pace. Scrivendo ai Galati, dopo amore e gioia, Paolo descrive il frutto dello Spirito come appunto pace. E non senza un motivo il simbolo della colomba allude si riferisce sia allo Spirito Santo sia alla pace. E negli inni della liturgia la Trinità viene definita un «oceano di pace». Insomma, la pace è ciò che Dio è e ciò che Dio fa.
Chi sono, poi, i «due» tra i quali Gesù fa la pace? Paolo pensa immediatamente agli ebrei e ai pagani, ma la Bibbia è piena di coppie che litigano: fratelli contrapposti dall’invidia, uno dei quali dà la morte all’altro, come Caino con Abele, Giacobbe con Esaù, Giuseppe con i suoi fratelli… Ma anche Gesù nella sua predicazione presenta coppie di fratelli in conflitto, come i due figli del padre misericordioso. (Ma ci sono coppie anche di sorelle in conflitto, come Marta e Maria…). Ebbene, come noi siamo portatori di questa ferita nella nostra relazione di fraternità, così Gesù viene a risanare tale ferita, viene a darci la possibilità di riconoscerci di Dio figli e perciò di accoglierci come fratelli. Per questo, il Signore manda i discepoli a due a due, affinché il loro annuncio di pace venga testimoniato anzitutto dal bene che deve vedersi ch’essi si vogliono reciprocamente. E difatti, le due colonne della Chiesa, Pietro e Paolo erano sì due persone affatto diverse, e che talvolta hanno anche dovuto confrontarsi con franchezza, ma alla fine si sono accettate nella reciproca fraternità, sì da diventare, al posto della prima coppia segnata dal fratricidio, quella di Romolo e Remo, la coppia fondatrice della nuova Roma, la Roma cristiana.
La pace è la volontà di Dio
Il nostro cuore è assetato di pace, e questa pace si trova nel pieno compimento della volontà di Dio. Come ci insegna sant’Agostino: «Ci hai fatti per te, o Dio, e il nostro cuore è inquieto finché non trova pace in te». E come Picarda Donata dice a Dante nel Paradiso: «En la sua voluntate è nostra pace». Non c’è bene più grande della volontà di Dio, ed in questa troveremo la pace.
La volontà di Dio è la pace
Ma viceversa la volontà di Dio nient’altro è che la pace: questo Gesù c’insegna a chiedere nel Padrenostro. Se dunque dobbiamo compiere un discernimento, questo sarà il criterio da seguire: se una certa scelta ci lascia nel turbamento, allora non viene da Dio; se invece al suo pensiero ci visita la pace, allora viene da Dio. Dove, naturalmente, la pace non significa l’assenza di problemi, perché la soluzione non sarà quella più comoda ma quella più esigente, crocifiggente, – così sono le cose di Dio! Ma la pace sarà la serenità profondità di essere nelle mani di Dio, al posto in cui egli ci pone, nella missione – dura e pesante, ma per la quale ci ha pensati dall’eternità.
Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace
La pace, certamente, è un dono: la stiamo per chiedere insistentemente nei riti di comunione: «Agnello di Dio, dona a noi la pace!». Ma la pace è anche una costruzione dell’uomo. «Beati gli operatori di pace», insegna Gesù, il che significa che la pace nasce anche a seguito dell’impegno di mediazione dell’uomo, attraverso l’opera di quanti si sforzano di far incontrare gli avversari, affinché dialoghino e si possano stringere la mano. La Chiesa ha svolto nel corso dei secoli quest’opera di pacificazione. Anche noi guardiamoci intorno e chiediamo chi sono i fratelli che possiamo riavvicinare e tra i quali favorire l’avvento della pace. Preghiamo come san Francesco: «Oh Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace!».
+ Francesco Neri OFMCap
Arcivescovo