Nel mistero della sua Incarnazione il Figlio di Dio ha scelto di abitare in una famiglia, nella quotidianità che ogni famiglia vive. Il riferimento alla festa di Pasqua a cui la famiglia di Gesù, da non intendere solo come padre e madre, ma parentela, partecipava ogni anno è un esempio di questa quotidianità, così come il riferimento alla carovana e al fatto che Maria e Giuseppe non si preoccupano dell’assenza di Gesù perché pensano che sia con il resto della comitiva.
Il racconto sottolinea che Gesù a Gerusalemme dice la prima parola che il Vangelo di Luca riporta ed è una parola che si riferisce alla volontà del Padre che si compirà proprio a Gerusalemme nella festa di Pesach, molti anni dopo questa prima festa a cui Gesù partecipa. Gesù ha dodici anni, è ad un passo dall’età adulta, per questo può stare in mezzo ai dottori ponendo alcune domande, perché nelle adiacenze del Santuario i maestri tenevano delle lezioni sulla legge religiosa destinate proprio ai giovani che dovevano essere riconosciuti adulti con la lettura pubblica della Torah. Gesù non si limita ad ascoltare ma parla, è la Sapienza che si esprime nel luogo dove il re pronunciava le sue sentenze.
Maria e Giuseppe che si accorgono dell’assenza di Gesù nella carovana, tornano a Gerusalemme e lo trovano in questo contesto. Maria chiede la ragione di questo gesto perché Gesù fa una cosa contro la volontà dei genitori, ma Gesù, come ogni buon adolescente, è pronto a difendere la sua scelta e riporta Maria, sua Madre, e Giuseppe, suo padre secondo la Legge, ad un piano differente che riguarda “l’essere nelle cose del Padre mio”, Dio, o come dice la traduzione italiana, “occuparmi delle cose del Padre mio”. Dopo questa parentesi Gesù ritorna a Nazareth e vive la sottomissione ai suoi genitori, secondo il comandamento di Mosè che comanda l’onore verso il padre e verso la madre per poter essere felici (Es 20,12). Il verbo greco, che è un participio presente passivo, indica che questa sottomissione di Gesù ha avuto un lungo decorso, di cui non sappiamo nulla, che rimane nel mistero della vita nascosta di Gesù a Nazareth ed è comunque un periodo di grazia “davanti a Dio e agli uomini”.
Don Tiziano Galati
Responsabile dell’Apostolato Biblico
Ufficio Catechistico