Commento al Vangelo

Commento al Vangelo. Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe – Anno C

La riflessione di Don Tiziano Galati

Nel mistero della sua Incarnazione il Figlio di Dio ha scelto di abitare in una famiglia, nella quotidianità che ogni famiglia vive. Il riferimento alla festa di Pasqua a cui la famiglia di Gesù, da non intendere solo come padre e madre, ma parentela, partecipava ogni anno è un esempio di questa quotidianità, così come il riferimento alla carovana e al fatto che Maria e Giuseppe non si preoccupano dell’assenza di Gesù perché pensano che sia con il resto della comitiva.

Il racconto sottolinea che Gesù a Gerusalemme dice la prima parola che il Vangelo di Luca riporta ed è una parola che si riferisce alla volontà del Padre che si compirà proprio a Gerusalemme nella festa di Pesach, molti anni dopo questa prima festa a cui Gesù partecipa. Gesù ha dodici anni, è ad un passo dall’età adulta, per questo può stare in mezzo ai dottori ponendo alcune domande, perché nelle adiacenze del Santuario i maestri tenevano delle lezioni sulla legge religiosa destinate proprio ai giovani che dovevano essere riconosciuti adulti con la lettura pubblica della Torah. Gesù non si limita ad ascoltare ma parla, è la Sapienza che si esprime nel luogo dove il re pronunciava le sue sentenze.

Maria e Giuseppe che si accorgono dell’assenza di Gesù nella carovana, tornano a Gerusalemme e lo trovano in questo contesto. Maria chiede la ragione di questo gesto perché Gesù fa una cosa contro la volontà dei genitori, ma Gesù, come ogni buon adolescente, è pronto a difendere la sua scelta e riporta Maria, sua Madre, e Giuseppe, suo padre secondo la Legge, ad un piano differente che riguarda “l’essere nelle cose del Padre mio”, Dio, o come dice la traduzione italiana, “occuparmi delle cose del Padre mio”. Dopo questa parentesi Gesù ritorna a Nazareth e vive la sottomissione ai suoi genitori, secondo il comandamento di Mosè che comanda l’onore verso il padre e verso la madre per poter essere felici (Es 20,12). Il verbo greco, che è un participio presente passivo, indica che questa sottomissione di Gesù ha avuto un lungo decorso, di cui non sappiamo nulla, che rimane nel mistero della vita nascosta di Gesù a Nazareth ed è comunque un periodo di grazia “davanti a Dio e agli uomini”.

Don Tiziano Galati
Responsabile dell’Apostolato Biblico
Ufficio Catechistico