Nel brano di Vangelo Gesù descrive a grandi linee il comportamento dei suoi discepoli e lo stile della loro testimonianza. Le prescrizioni date da Gesù dicono, nell’insieme, il distacco dalle cose umane, dall’interesse, dalla bramosia di potenza in spirito di servizio. Il discepolo dev’essere anche disponibile all’insuccesso; il missionario deve parlare, “ascoltino o non ascoltino”. Poi ognuno porterà davanti a Dio e alla coscienza la sua responsabilità. La missione che Gesù affida ai suoi discepoli non è un fatto individuale, è sempre ecclesiale, è un’esperienza di comunione: nessuno pensi di poter ridurre alla propria visione personale la testimonianza che gli è affidata.
Tutte le raccomandazioni date da Gesù, estremamente esigenti, sono chiaramente finalizzate a mettere in evidenza che l’esito della missione non dipende dai mezzi di cui i discepoli sono dotati, dalle strategie che essi sanno mettere in atto, non è condizionato dagli equipaggiamenti di cui essi possono essere provvisti. E sono pure finalizzate a far sì che i discepoli non facciano della missione una “cosa loro”: la missione è un dono di cui essi godono e che non possono trattenere per sé.
Compito dell’apostolo, dell’inviato è annunciare, così come compito del profeta è ricordare le parole di Dio. Il profeta ha una vocazione speciale, meglio ancora una missione, che lo pone in una situazione speciale che non trova riscontro o analogia con altre professioni umane. Si tratta di un uomo apparentemente sradicato dal suo mondo e da se stesso e disponibile per annunciare una parola che non è sua ma di Dio. Questo afferma Amos nella Prima Lettura: ha accolto una vocazione religiosa che lo ha sradicato dalla terra di Giuda per portarlo nel regno ostile del Nord ad annunciare parole dure al popolo, ai sacerdoti e al re: la loro condotta ingiusta, avida di denaro e di potenza, sta attirando sulla nazione il castigo di Dio.
Alla predicazione coraggiosa del profeta si oppose Amasia, sacerdote del santuario di Betel, sempre pronto ad accettare l’istituzione così com’era per amore di quieto vivere e di protezione, senza contestazioni o correzioni. Vennero allo scontro: Amos dichiarò di parlare con franchezza per ordine del Signore che lo aveva preso dal suo lavoro, per inviarlo. La storia gli diede ragione: egli vedeva giusto, senza interessi di parte, caratteristici del falso profeta Amasia.
Don Tiziano Galati
Responsabile dell’Apostolato Biblico
Ufficio Catechistico