Commento al Vangelo

Commento al Vangelo. XVI Domenica del Tempo ordinario – Anno B

La riflessione di Don Tiziano Galati

Nella pagina evangelica di domenica scorsa abbiamo ascoltato l’invio alla missione dei Dodici da parte di Gesù. Ora ascoltiamo il loro ritorno a casa e l’invito del Signore a riposarsi un po’. Gesù allora invita i discepoli a recarsi con lui in un “luogo solitario”, in modo da restare “per proprio conto” perché la folla era talmente numerosa da impedire loro persino di mangiare (v. 31). Gesù propone ai discepoli un momento di ristoro e di pausa. Non può durare a lungo una vita troppo agitata sia pure per attività «apostoliche» senza adeguati spazi di solitudine interiore per incontrarsi con Dio, riflettere e riprendere nuova luce ed energia. Al suo arrivo nel luogo prescelto Gesù vi trova una grande folla e ne ha compassione perché erano come pecore che non hanno pastore, e immediatamente, si mette a insegnare loro molte cose (v. 34). Il popolo è qui rappresentato con l’immagine biblica del “gregge disperso” perché privo di pastore. Il Signore ne ha compassione e questa folla meriterà di ascoltarlo e di partecipare al miracolo della moltiplicazione dei pani.

Gesù ebbe compassione delle folle divenute come pecore senza pastore, e se ne prese cura lui stesso. Ciò era stato predetto dal profeta Geremia (Prima Lettura) in un momento tragico della storia ebraica, alla vigilia della distruzione del regno di Giuda (587 a.C.). Tutti i capi (re e sacerdoti compresi) avevano abbandonato alla sua sorte il popolo, preoccupati unicamente di sé e delle proprie cose. Di fronte a tale contegno incurante ed egoista Geremia annuncia che Dio si prenderà cura di quelle pecore ora scacciate perfino dalla loro terra, in un duro esilio. E predice che verranno giorni in cui Dio susciterà un discendente di Davide giusto e santo. Il pastore grande, colui che si prende cura di ogni pecorella è Gesù Cristo stesso, esaltato nella Seconda Lettura come colui che è venuto a fare di due realtà (pagani ed ebrei) un solo popolo nuovo attraverso il suo sangue. In Cristo Gesù, grazie al suo sangue, tutti sono chiamati a essere “vicini”, perché egli ha abolito ogni differenza, ogni muro divisorio tra i due popoli (e tra tutti i popoli), creando una umanità nuova riconciliata con Dio. Ormai senza distinzione di vicini e lontani “per mezzo di lui (Cristo) possiamo presentarci gli uni e gli altri al Padre in un solo Spirito”.

Don Tiziano Galati
Responsabile dell’Apostolato Biblico
Ufficio Catechistico