Nel quarto Vangelo la moltiplicazione dei pani introduce un importante discorso di Gesù nel quale si mette in luce il significato del segno compiuto. In questa domenica ci vengono presentate l’interpretazione e la lettura del fatto miracoloso compiuto da Cristo: un segno che dev’essere compreso bene; il sigillo del Padre sul Figlio e sulla sua opera di portare all’uomo non il pane materiale ma quello «per la Vita eterna», così che gli uomini credano, per poter essere salvi. Gli ascoltatori, citando l’esempio di Mosè che aveva dato la manna, chiedono anche a Gesù un segno.
Egli risponde che non fu Mosè ad operare il prodigio, bensì lo stesso Padre che ha inviato il Figlio per la vita del mondo, perché fosse il vero pane e aggiunge che l’unica opera da compiere è credere in “Colui che Egli ha inviato”. Abituati al compimento delle opere prescritte dalla legge, essi interpretano le parole di Gesù come un invito a compiere qualche altra opera finora sconosciuta.
Ancora una volta Gesù deve correggere un malinteso a cui lui stesso, forse di proposito, aveva dato occasione usando la parola “operare”: l’opera voluta da Dio non è che essi facciano qualcosa di particolare, ma credano in colui che egli ha mandato. In realtà, il cibo che dura per la vita eterna non si ottiene operando, ma credendo in colui che lo dona, il Figlio dell’uomo che Dio stesso ha inviato. La fede richiesta da Gesù non consiste nell’accettazione di qualche nuova concezione religiosa, ma nel lasciarsi coinvolgere pienamente nella sua persona e nel progetto di salvezza da lui manifestato.
Commentando questo testo Agostino dice: “A conclusione del miracolo misterioso, il Signore pronuncia un discorso con l’intenzione di nutrire quei medesimi che già ha nutrito; di saziare con le sue parole le intelligenze di coloro dei quali ha saziato lo stomaco con i pani. Ma saranno essi in grado di comprendere? Se quelli non comprenderanno si raccoglierà il discorso perché non vada perduto neppure un frammento. Ci parli, dunque, e noi lo ascolteremo. Gesù rispose loro: In verità, in verità vi dico: voi mi cercate non perché avete veduto segni ma perché avete mangiato quei pani. Voi mi cercate per la carne, non per lo spirito. Quanti cercano Gesù solo per i vantaggi temporali! C’è chi ricorre ai preti per riuscire in un affare; c’è chi si rifugia nella Chiesa perché oppresso da un potente; c’è chi vuole s’intervenga presso un tale su cui egli ha scarsa influenza. Chi per una cosa, chi per un’altra, la Chiesa è sempre piena di gente siffatta. È difficile che si cerchi Gesù per Gesù. Voi mi cercate non perché avete veduto dei segni, ma perché avete mangiato quei pani. Procuratevi non il nutrimento che perisce, ma il nutrimento che resta per la vita eterna. Voi mi cercate per qualche altra cosa, dovete invece cercare me per me” (Commento al Vangelo di Giovanni, omelia 25,10).
Don Tiziano Galati
Responsabile dell’Apostolato Biblico
Ufficio Catechistico