Commento al Vangelo

Commento al Vangelo. XXVII Domenica del Tempo ordinario – Anno B

La riflessione di Don Tiziano Galati

Gesù sta insegnando alle folle nella zona della Giudea al di là del Giordano e si presentano a lui dei farisei per metterlo alla prova. È come un’anticipazione delle controversie a cui Gesù verrà sottoposto da parte degli scribi, dei farisei ed erodiani e dei sadducei dopo essere entrato a Gerusalemme. Gli viene proposto un caso morale: la possibilità del divorzio. La domanda dei farisei è volutamente tendenziosa e non rispecchia in modo preciso ciò che la legge mosaica prescriveva in merito. La questione era molto dibattuta ai tempi, ma sembra che gli interlocutori di Gesù ne facciano un pretesto per sondare la sua posizione nei confronti della legge.

Al tempo di Gesù si fronteggiavano due scuole di pensiero circa questo atto giuridico: una più rigorista, capeggiata da Rabbì Shammai, e una più liberale, capeggiata da Rabbì Hillel. Gesù non sceglie nessuna delle due interpretazioni, ma si richiama al progetto originario che è contenuto nel Libro di Genesi da cui è tratta la Prima Lettura. Alla solitudine dell’uomo, definita non buona dall’autore sacro (mentre tutta l’opera della creazione era stata definita buona), Dio risponde creando una compagna per l’uomo. Questo viene richiamato dalle parole di Gesù, sconfessando anche la decisione del legislatore di Israele, Mosè, di concedere la possibilità del ripudio data, dice Gesù, a causa della sklērocardia dell’uomo, cioè un cuore rigido e indurito che resiste agli impulsi divini, che si rifiuta di seguire la direzione che Dio vuole fargli prendere, che non solo è chiuso e insensibile ma addirittura disobbediente.

Gesù non si lascia intrappolare dalla casistica tanto cara ai farisei e ricorda loro che la legge di Mosè, pur nella sua grandezza non è servita a convertire i cuori degli uomini, anzi ne ha messo spesso in evidenza la sklērocardia, la loro durezza. Il cuore secondo l’anatomia biblica è l’interiorità della persona umana, la sede dell’intelletto, della conoscenza e della volontà, ma assume anche il significato di coscienza. Il cuore indurito a causa di una cattiva disposizione interna rimane chiuso alla comprensione degli atti e delle vedute di Dio. A questo cuore chiuso, tipico dell’uomo adulto e calcolatore dei propri interessi, si contrappone la semplicità del bambino e la mancanza di pretese che i più piccoli vivono e che diventa lo stile di accoglienza del regno di Dio e della sua volontà.

Don Tiziano Galati
Responsabile dell’Apostolato Biblico
Ufficio Catechistico