Commento al Vangelo

Commento al Vangelo. XXXIII Domenica del Tempo ordinario – Anno B

La riflessione di Don Tiziano Galati

Mentre ci avviciniamo al termine dell’Anno Liturgico la Liturgia della Parola assume una caratterizzazione escatologica, che si interessa, cioè dell’eschaton, delle cose ultime, di ciò che sarà alla fine. Nella pagina evangelica Gesù parla di una immensa riunione “dai quattro venti”, da ogni parte, presieduta dal Figlio dell’uomo, titolo messianico con cui Gesù designa sé stesso, compimento della figura celestiale futura, contemplata dal profeta Daniele in 7,13-14, che verrà e giudicherà ogni cosa con piena autorità, secondo il criterio dell’appartenenza o meno al Signore. Da questa appartenenza che si concretizza, nel Libro del profeta Daniele, nella saggezza e nella giustizia, scaturisce il destino di quanti “dormono nella polvere e saranno risvegliati” e che saranno poi giudicati degni o della “vita eterna o della vergogna e infamia eterna”.

«La nostra meta finale è l’incontro con il Signore risorto. E io vorrei domandarvi: quanti di voi pensano a questo? Ci sarà un giorno in cui io incontrerò faccia a faccia il Signore. È questa la nostra meta: questo incontro. Noi non attendiamo un tempo o un luogo, ma andiamo incontro a una persona: Gesù. Pertanto, il problema non è “quando” accadranno i segni premonitori degli ultimi tempi, ma il farsi trovare pronti all’incontro. E non si tratta nemmeno di sapere “come” avverranno queste cose, ma “come” dobbiamo comportarci, oggi, nell’attesa di esse. Siamo chiamati a vivere il presente, costruendo il nostro futuro con serenità e fiducia in Dio. La parabola del fico che germoglia, come segno dell’estate ormai vicina (cfr vv. 28-29), dice che la prospettiva della fine non ci distoglie dalla vita presente, ma ci fa guardare ai nostri giorni in un’ottica di speranza. È quella virtù tanto difficile da vivere: la speranza, la più piccola delle virtù, ma la più forte. E la nostra speranza ha un volto: il volto del Signore risorto, che viene “con grande potenza e gloria” (v. 26), che cioè manifesta il suo amore crocifisso trasfigurato nella risurrezione. Il trionfo di Gesù alla fine dei tempi sarà il trionfo della Croce, la dimostrazione che il sacrificio di sé stessi per amore del prossimo, ad imitazione di Cristo, è l’unica potenza vittoriosa e l’unico punto fermo in mezzo agli sconvolgimenti e alle tragedie del mondo». (Francesco, Angelus 15 novembre 2015).

Don Tiziano Galati
Responsabile dell’Apostolato Biblico
Ufficio Catechistico