Decreto approvazione Martirio

E se anche dovreste soffrire per la giustizia, beati voi!
Non vi sgomentate per paura di loro, né vi turbate,
ma adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori,
pronti sempre a rispondere a chiunque
vi domandi ragione della speranza che è in voi

1Pt 3,14-15

L'apostolo Pietro incita i cristiani a non aver paura delle persecuzioni che si abbattono su di loro e li esorta a farsi trovare pronti a rendere ragione della speranza in Cristo Signore. Secondo questi insegnamenti si sono comportati il Beato Antonio Primaldo e i suoi Compagni, i quali manifestarono con coraggio la fede fino a preferire morire piuttosto che abiurarla.

Dopo la caduta di Costantinopoli in mano ai Turchi nel 1453 e l'assedio a Belgrado del 1456, il sovrano dell'impero degli Ottomani tentò invano, nel 1479, la conquista dell'isola di Rodi. Puntò allora sull'estrema costa dell'Italia, la più vicina ai porti albanesi già in suo possesso. Il 28 luglio 1480 i Turchi si avvicinarono, con circa 140 navi e circa 15000 uomini, alla città di Otranto, dove vivevano Antonio Primaldo e i suoi Compagni. La città, allora, contava al massimo seimila abitanti ed era stata abbandonata dal presidio aragonese, per gli impegni militari in Toscana. Appena posto l'assedio, i Turchi immediatamente richiesero la resa. Di fronte al rifiuto, la città fu bombardata e, il 12 agosto, cadde nelle mani dei Turchi che la saccheggiarono e uccisero l'Arcivescovo Stefano, i canonici, diversi sacerdoti e numerosi fedeli riuniti nella Cattedrale.

Il giorno seguente, il comandante Gedik Achmed Pascià, ordinò che tutti gli uomini superstiti, circa ottocento dai quindici anni in su, fossero condotti presso l'accampamento turco e costretti ad apostatare. Istantanea e decisa fu la risposta che a nome di tutti venne data da Antonio Primaldo, un umile calzolaio o cimatore di panni. Dichiarò che «essi tenevano Gesù Cristo per figliolo di Dio e che piuttosto volevano mille volte morire che rinnegarlo e farsi Turchi». Achmed Pascià ordinò allora l'immediata esecuzione capitale. Ebbero la testa o il corpo tagliati. Per un anno i corpi giacquero insepolti sul luogo del supplizio, dove vennero ritrovati dalle truppe inviate a liberare Otranto. Nel maggio 1481, furono deposti nella vicina chiesa «al fonte della Minerva» e trasferiti, nel settembre seguente, nella sede della Cattedrale. Nel 1490, Alfonso d'Aragona fece trasportare a Napoli parecchi corpi.

Questi testimoni di Cristo furono subito riconosciuti Martiri e divennero oggetto di venerazione da parte del popolo che li considerava validi intercessori presso Dio. Fin dall'antichità la Chiesa Idruntina celebra devotamente la loro memoria, ogni anno, il 14 agosto. Nel 1539 fu fatta una prima inchiesta per la loro beatificazione, ripresa più volte negli anni successivi; ma solo nel 1755-56 si potè tenere in Otranto, sotto il Vescovo Niccolò Caracciolo, il processo ordinario, i cui atti però non furono ritenuti validi dalla Sacra Congregazione dei Riti.

Dal 1770 al 1771 fu celebrato un secondo processo ordinario dal Vescovo di Lecce Alfonso Sozy Carafa. Questo fu presto studiato a Roma e si ottenne il 14 dicembre 1771 il decreto di conferma del culto da tempo immemorabile tributato ai Martiri di Otranto, che nel 1721 erano stati dichiarati Patroni principali di quella Città e Arcidiocesi. Il culto tributato ai Beati si è rivelato particolarmente intenso nel 1980 in occasione del quinto centenario dell'evento. Le feste furono concluse solennemente con la celebrazione presieduta dal Sommo Pontefice Giovanni Paolo II il 5 ottobre 1980 in Otranto. La canonizzazione di questi Beati è stata sempre e continuamente auspicata, ma soltanto recentemente è stato possibile raccogliere in modo sistematico la documentazione storica circa il fatto del martirio. La commissione storica fu nominata dall'Arcivescovo di Otranto nel 1988. L'Inchiesta Diocesana, celebrata negli anni 1991-1993, è stata riconosciuta valida dalla Congregazione delle Cause dei Santi con Decreto del 27 maggio 1994. Il 28 aprile 1998 si è svolto il Congresso dei Consultori Storici. Il 16 giugno 2006 si è tenuto, con esito positivo, il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi. I Padri Cardinali e Vescovi nella Sessione Ordinaria del 17 aprile 2007, sentita la relazione del Ponente della Causa, l'Ecc.mo Mons. Salvatore Boccaccio, Vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino, hanno riconosciuto che i Beati Antonio Primaldo e Soci Laici furono uccisi per la loro fedeltà a Cristo.

Il Sommo Pontefice Benedetto XVI informato dettagliatamente di tutti questi dati dal sottoscritto Cardinale Prefetto, accogliendo i voti della Congregazione delle Cause dei Santi e ratificandoli, nel giorno di oggi, ha dichiarato:

Consta il martirio per la fede

dei Beati Antonio Primaldo, Laico, e Compagni

Il Sommo Pontefice ha disposto che il presente Decreto fosse pubblicato e conservato tra gli atti della Congregazione delle Cause dei Santi.

Dato a Roma, il giorno 6 luglio, anno del Signore 2007

José Card. Saraiva Martins
Prefetto

Michele Di Ruberto
Arcivescovo Titolare di Biccari
Segretario