L’Arcidiocesi di Otranto promuove un’offerta culturale quanto mai ricca e rinnovata.
“Vogliamo condividere le grandi risorse che ci sono state donate dalla Provvidenza”, dice Mons. Francesco Neri. “Penso alla spiritualità, di cui gli Ottocento Martiri sono una straordinaria espressione. Penso all’impegno di carità verso i poveri e i sofferenti, in particolare nell’accoglienza dei migranti. Penso all’arte, di cui è documento eccezionale il mosaico di Pantaleone nella Cattedrale, a cui si affiancano la Basilica di Santa Caterina, il Museo diocesano, e altri innumerevoli capolavori. In tale modo la Chiesa Idruntina vuole essere presente nel nostro territorio e collaborare con l’intera società a far conoscere e promuovere il Salento, procedendo dalle radici della sua storia ricchissima verso le prospettive del cammino futuro”.
“Vogliamo condividere le grandi risorse che ci sono state donate dalla Provvidenza”, dice Mons. Francesco Neri. “Penso alla spiritualità, di cui gli Ottocento Martiri sono una straordinaria espressione. Penso all’impegno di carità verso i poveri e i sofferenti, in particolare nell’accoglienza dei migranti. Penso all’arte, di cui è documento eccezionale il mosaico di Pantaleone nella Cattedrale, a cui si affiancano la Basilica di Santa Caterina, il Museo diocesano, e altri innumerevoli capolavori. In tale modo la Chiesa Idruntina vuole essere presente nel nostro territorio e collaborare con l’intera società a far conoscere e promuovere il Salento, procedendo dalle radici della sua storia ricchissima verso le prospettive del cammino futuro”.
MuDO
Museo diocesano di Otranto all’interno di Palazzo Lopez Il Museo Diocesano di Otranto è collocato all’interno di Palazzo Lopez e riapre dopo lavori di adeguamento funzionale e impiantistico. Fu istituito nel 1992 dall’arcivescovo Vincenzo Franco per conservare opere e suppellettili liturgiche provenienti per lo più dalla basilica Cattedrale. Dopo anni di accurati e importanti interventi di restauro, voluti da Mons. Donato Negro, il museo riapre le porte presentando ricche collezioni radicalmente rinnovate. Il percorso, accessibile alle persone con disabilità motoria, si snoda attraverso un itinerario che espone alla fruibilità meravigliose opere d’arte lapidee e preziosi manufatti, a cui fanno da cornice le suggestive sale dei tre piani del palazzo. Tutte le opere permettono di riannodare la storia della Chiesa di Otranto.
Collezioni
Cartapestaia – Nel museo vi sono una coppia di Angeli che un tempo erano posti a corredo dell’antica corona lignea della basilica, e un rilievo raffigurante la Madonna del rosario con S. Domenico e S. Caterina, che lo scultore cartapestaio leccese Arturo De Vitis firmò nel 1900.
Libraia – Esposizione di preziose cinquecentine provenienti dalla ricca biblioteca diocesana. Trattasi di antichi volumi a stampa del XVI secolo, tutti con legature originali in pergamena. Tra queste, un Calepinus del 1592, un dizionario di lingua latina stampato dai prestigiosi torchi tipografici del veneziano Aldo Manuzio.
L’itinerario di visita è arricchito anche da un prezioso Kiriale del XVIII secolo, usato nelle solenni celebrazioni liturgiche.
Pittorica – Il pregio dei dipinti esposti aiuta a comprendere i passaggi e le fasi evolutive della pittura in Terra d’Otranto dal XVI al XVIII secolo. Tra le tele presenti: il Transito di San Giuseppe, copia di buona fattura di un’opera di Corrado Giaquinto, e l’Assunzione della Madonna di autore anonimo che sembra ispirarsi alla grande pittura di Giovanni Andrea Coppola. In due grandi tele raffiguranti San Michele Arcangelo si riconoscono i pennelli di Fra’ Angelo da Copertino e del suo allievo Giuseppe Andrea Manfredi. L’itinerario di visita si chiude con i dipinti della sala dedicata a Otranto e agli Ottocento Martiri con opere contemporanee di Gigi Specchia, Cosimo della Ducata, Angelo Salvatore ed Enzo De Giorgi.
Tessile – Gli antichi paramenti sacri presenti sono importanti testimonianze della storia dell’arte, del tessuto e del ricamo. Gioiello indiscusso di questa collezione è certamente l’andrienne di santa Maria Maddalena.
Argenti – Le opere in mostra spaziano da preziosi vasi sacri, alla variegata suppellettile ecclesiastica in argento e alle pregevoli insegne vescovili. La maggior parte delle opere sono lavori di bottega realizzati da maestri argentieri attivi a Napoli tra il Seicento e l’Ottocento.
Lapidea – Le opere, tra cui colonne tortili, statue, capitelli, paliotti e sculture, erano parte di antichi altari detti “alla leccese”, tutti manufatti in pietra locale lavorati da scalpellini salentini, per lo più provenienti dalla basilica cattedrale. Tra queste, reperti musivi di età tardo-cristiana ritrovati negli anni ’80 del XX secolo durante le campagne di scavo archeologico che seguirono alle operazioni di sezionamento e distacco del mosaico pavimentale dalla basilica cattedrale. E ancora la Stele di Glika, donata dalla famiglia Negro-De Giuseppe, preziosissima testimonianza del III secolo d.C. che attesta la presenza ebraica nella comunità otrantina ellenofona.
mabotranto.it
Museo diocesano di Otranto all’interno di Palazzo Lopez Il Museo Diocesano di Otranto è collocato all’interno di Palazzo Lopez e riapre dopo lavori di adeguamento funzionale e impiantistico. Fu istituito nel 1992 dall’arcivescovo Vincenzo Franco per conservare opere e suppellettili liturgiche provenienti per lo più dalla basilica Cattedrale. Dopo anni di accurati e importanti interventi di restauro, voluti da Mons. Donato Negro, il museo riapre le porte presentando ricche collezioni radicalmente rinnovate. Il percorso, accessibile alle persone con disabilità motoria, si snoda attraverso un itinerario che espone alla fruibilità meravigliose opere d’arte lapidee e preziosi manufatti, a cui fanno da cornice le suggestive sale dei tre piani del palazzo. Tutte le opere permettono di riannodare la storia della Chiesa di Otranto.
Collezioni
Cartapestaia – Nel museo vi sono una coppia di Angeli che un tempo erano posti a corredo dell’antica corona lignea della basilica, e un rilievo raffigurante la Madonna del rosario con S. Domenico e S. Caterina, che lo scultore cartapestaio leccese Arturo De Vitis firmò nel 1900.
Libraia – Esposizione di preziose cinquecentine provenienti dalla ricca biblioteca diocesana. Trattasi di antichi volumi a stampa del XVI secolo, tutti con legature originali in pergamena. Tra queste, un Calepinus del 1592, un dizionario di lingua latina stampato dai prestigiosi torchi tipografici del veneziano Aldo Manuzio.
L’itinerario di visita è arricchito anche da un prezioso Kiriale del XVIII secolo, usato nelle solenni celebrazioni liturgiche.
Pittorica – Il pregio dei dipinti esposti aiuta a comprendere i passaggi e le fasi evolutive della pittura in Terra d’Otranto dal XVI al XVIII secolo. Tra le tele presenti: il Transito di San Giuseppe, copia di buona fattura di un’opera di Corrado Giaquinto, e l’Assunzione della Madonna di autore anonimo che sembra ispirarsi alla grande pittura di Giovanni Andrea Coppola. In due grandi tele raffiguranti San Michele Arcangelo si riconoscono i pennelli di Fra’ Angelo da Copertino e del suo allievo Giuseppe Andrea Manfredi. L’itinerario di visita si chiude con i dipinti della sala dedicata a Otranto e agli Ottocento Martiri con opere contemporanee di Gigi Specchia, Cosimo della Ducata, Angelo Salvatore ed Enzo De Giorgi.
Tessile – Gli antichi paramenti sacri presenti sono importanti testimonianze della storia dell’arte, del tessuto e del ricamo. Gioiello indiscusso di questa collezione è certamente l’andrienne di santa Maria Maddalena.
Argenti – Le opere in mostra spaziano da preziosi vasi sacri, alla variegata suppellettile ecclesiastica in argento e alle pregevoli insegne vescovili. La maggior parte delle opere sono lavori di bottega realizzati da maestri argentieri attivi a Napoli tra il Seicento e l’Ottocento.
Lapidea – Le opere, tra cui colonne tortili, statue, capitelli, paliotti e sculture, erano parte di antichi altari detti “alla leccese”, tutti manufatti in pietra locale lavorati da scalpellini salentini, per lo più provenienti dalla basilica cattedrale. Tra queste, reperti musivi di età tardo-cristiana ritrovati negli anni ’80 del XX secolo durante le campagne di scavo archeologico che seguirono alle operazioni di sezionamento e distacco del mosaico pavimentale dalla basilica cattedrale. E ancora la Stele di Glika, donata dalla famiglia Negro-De Giuseppe, preziosissima testimonianza del III secolo d.C. che attesta la presenza ebraica nella comunità otrantina ellenofona.
mabotranto.it
Basilica Cattedrale
La Cattedrale sorse sul colle Idro, sui resti di una domus romana e, probabilmente, anche di luoghi di culto. L’edificio, di forma basilicale a croce latina, fu completato in soli otto anni e consacrato nel 1088.
Pochi anni più tardi, sotto l’episcopato di Gionata, fu arricchita di un’opera straordinaria: il tappeto musivo del presbitero Pantaleone, chiamato a raccontare, con una miriade di tessere policrome, la storia della Salvezza. I mosaici furono completati nel 1165.
La Cattedrale ha superato, nella sua storia, importanti banchi di prova, come il violento assalto ottomano del 1480.
Fortemente rimaneggiata, a distanza di nove secoli, continua a regalare stupore e meraviglia con il suo tappeto musivo, con la testimonianza di fede degli Ottocento, ma, soprattutto, continua ad insegnare come il dialogo tra Oriente e Occidente, tra Ebrei, Cristiani e Musulmani, orienti, ancora oggi, l’homo viator.
Tramite il sito è possibile prenotare le visite guidate alla Cattedrale per i gruppi.
Apertura tutti i giorni 8-12/15-19 (orario invernale) e 8-19 (orario estivo)
mosaicodiotranto.com
La Cattedrale sorse sul colle Idro, sui resti di una domus romana e, probabilmente, anche di luoghi di culto. L’edificio, di forma basilicale a croce latina, fu completato in soli otto anni e consacrato nel 1088.
Pochi anni più tardi, sotto l’episcopato di Gionata, fu arricchita di un’opera straordinaria: il tappeto musivo del presbitero Pantaleone, chiamato a raccontare, con una miriade di tessere policrome, la storia della Salvezza. I mosaici furono completati nel 1165.
La Cattedrale ha superato, nella sua storia, importanti banchi di prova, come il violento assalto ottomano del 1480.
Fortemente rimaneggiata, a distanza di nove secoli, continua a regalare stupore e meraviglia con il suo tappeto musivo, con la testimonianza di fede degli Ottocento, ma, soprattutto, continua ad insegnare come il dialogo tra Oriente e Occidente, tra Ebrei, Cristiani e Musulmani, orienti, ancora oggi, l’homo viator.
Tramite il sito è possibile prenotare le visite guidate alla Cattedrale per i gruppi.
Apertura tutti i giorni 8-12/15-19 (orario invernale) e 8-19 (orario estivo)
mosaicodiotranto.com
Chiesa bizantina di San Pietro
La chiesetta di San Pietro, situata nel cuore del centro storico della città, è la viva testimonianza della splendida stagione bizantina in Otranto. Il piccolo edificio, eretto su uno dei colli più alti dell’originario borgo idruntino, è oggi annoverato tra gli edifici sacri più antichi dell’intera Arcidiocesi. La tradizione fa risalire la sua costruzione al I secolo d.C., ma altre ipotesi, la collocano tra il VIII e il XII secolo. L’attuale scatola architettonica è pressoché quella originaria. La chiesetta di San Pietro continuò ad essere officiata in rito greco fino al XVIII secolo. Gli affreschi che oggi si ammirano all’interno dell’aula liturgica sono databili dal X secolo al XVI secolo e, certamente, fanno di questa piccola chiesa un gioiello d’arte e di fede. Cupola, volte, absidi, pareti e colonne un tempo erano interamente affrescate. Costituivano, pertanto, una catechesi sui Vangeli, sugli episodi più importanti della vita di Gesù e sulle devozioni alla Madonna e ai Santi venerati in Terra d’Otranto.
Apertura su prenotazione (tel. 0836.800000)
La chiesetta di San Pietro, situata nel cuore del centro storico della città, è la viva testimonianza della splendida stagione bizantina in Otranto. Il piccolo edificio, eretto su uno dei colli più alti dell’originario borgo idruntino, è oggi annoverato tra gli edifici sacri più antichi dell’intera Arcidiocesi. La tradizione fa risalire la sua costruzione al I secolo d.C., ma altre ipotesi, la collocano tra il VIII e il XII secolo. L’attuale scatola architettonica è pressoché quella originaria. La chiesetta di San Pietro continuò ad essere officiata in rito greco fino al XVIII secolo. Gli affreschi che oggi si ammirano all’interno dell’aula liturgica sono databili dal X secolo al XVI secolo e, certamente, fanno di questa piccola chiesa un gioiello d’arte e di fede. Cupola, volte, absidi, pareti e colonne un tempo erano interamente affrescate. Costituivano, pertanto, una catechesi sui Vangeli, sugli episodi più importanti della vita di Gesù e sulle devozioni alla Madonna e ai Santi venerati in Terra d’Otranto.
Apertura su prenotazione (tel. 0836.800000)
Torre campanaria
La torre campanaria è stata interessata da interventi di messa in sicurezza, di consolidamento e di restauro critico, prevedendo le necessarie risarciture murarie per ricomporre la massa sismica, lavori resi possibili grazie a fondi del PNRR. Il sito sarà visitabile e nella sala esistente sarà proiettato un inedito storytelling bilingue in italiano e in inglese. La digitalizzazione del mosaico e della Cattedrale è stata la base e la fonte di ispirazione per la realizzazione dell’installazione artistica all’interno della torre campanaria. Il racconto di 15 minuti consentirà ai visitatori di immergersi nella lettura iconografica del mosaico di Pantaleone e di scoprire le incredibili ricostruzioni degli affreschi presenti nella basilica prima dell’assalto da parte degli Ottomani, realizzato da Elena Bastianini. La narrazione è accompagnata dalla colonna sonora realizzata ad hoc per l’occasione da don Biagio Mandorino, sacerdote dell’Arcidiocesi di Otranto. Con la realizzazione e la presentazione del progetto multimediale della Cattedrale di Otranto viene offerta una visibilità universale a un bene universale, riconosciuto come il più importante, il più esteso e meglio conservato mosaico medievale oggi esistente. La Torre campanaria sarà aperta al pubblico al termine dei lavori in corso, che comunque si concluderanno entro il corrente anno.
La torre campanaria sarà aperta al pubblico al termine dei lavori in corso, che comunque si concluderanno entro il corrente anno.
La torre campanaria è stata interessata da interventi di messa in sicurezza, di consolidamento e di restauro critico, prevedendo le necessarie risarciture murarie per ricomporre la massa sismica, lavori resi possibili grazie a fondi del PNRR. Il sito sarà visitabile e nella sala esistente sarà proiettato un inedito storytelling bilingue in italiano e in inglese. La digitalizzazione del mosaico e della Cattedrale è stata la base e la fonte di ispirazione per la realizzazione dell’installazione artistica all’interno della torre campanaria. Il racconto di 15 minuti consentirà ai visitatori di immergersi nella lettura iconografica del mosaico di Pantaleone e di scoprire le incredibili ricostruzioni degli affreschi presenti nella basilica prima dell’assalto da parte degli Ottomani, realizzato da Elena Bastianini. La narrazione è accompagnata dalla colonna sonora realizzata ad hoc per l’occasione da don Biagio Mandorino, sacerdote dell’Arcidiocesi di Otranto. Con la realizzazione e la presentazione del progetto multimediale della Cattedrale di Otranto viene offerta una visibilità universale a un bene universale, riconosciuto come il più importante, il più esteso e meglio conservato mosaico medievale oggi esistente. La Torre campanaria sarà aperta al pubblico al termine dei lavori in corso, che comunque si concluderanno entro il corrente anno.
La torre campanaria sarà aperta al pubblico al termine dei lavori in corso, che comunque si concluderanno entro il corrente anno.