Il tempo fra alfa e omega
Oggi, prima domenica di avvento, noi cristiani dovremmo farci gli auguri di buon anno, perché inizia il nuovo anno liturgico. Come c’è infatti l’anno solare o lunare, l’anno parlamentare o scolastico o calcistico, così c’è un anno della comunità cristiana, l’anno della Chiesa, che nella liturgia celebra il mistero in cui è fondata. Questo ci richiama al valore fondamentale che il tempo possiede nel cristianesimo, in quanto ¾ a differenza che in altre forme di spiritualità ¾ proprio nella storia Dio si fa incontrare, in una relazione d’amore di cui la creazione è presupposto, come la grammatica lo è della parola. Per il cristianesimo, nel tempo vi è un punto alfa, che è un gesto di amore, come dichiara Isaia: «Tu, Signore, sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci dà forma, tutti noi siamo opera delle tue mani». Per il cristianesimo, tutto esiste per un gesto d’amore di Dio che con le sue mani ci ha plasmati tutti uno ad uno, nella nostra unicità appunto, nella nostra bellezza. All’inizio c’è un gesto d’amore. Ma anche il punto omega è un momento d’amore. Alla fine della storia, infatti, per noi cristiani, c’è Gesù. Alla fine della storia c’è ¾ come dice Paolo ¾ «il giorno del Signore Gesù Cristo», il quale ¾ come professiamo nel simbolo ¾ «di nuovo verrà nella gloria a giudicare i vivi e i morti». Giorno tremendo, certo, ma di un giudizio che sarà incentrato sull’amore: giorno tremendo solo per chi non avrà amato.
Le parole dell’avvento
Alla luce di quanto abbiamo detto, comprendiamo le parole che la liturgia ci offre per entrare nell’avvento. La prima parola è l’attesa. È stato detto che ci accorgiamo ci esserci innamorati di qualcuno (nelle molte forme in cui può verificarsi un ‘innamoramento’) quando incominciamo ad attenderlo… L’attesa è un gesto di amore, è la misura dell’importanza della persona amata nella nostra vita. La Chiesa è la sposa che attende lo sposo ed orienta all’incontro con lui la mente, il cuore e le opere. La seconda parola è la vigilanza. «State svegli, ¾ ci dice il Signore ¾ vivete nella consapevolezza, vivete bene, non lasciatevi scorrere la vita inutilmente, vivete preparati!». Tutto ovvio, no? Ma qui qualcuno di noi potrebbe avanzare un’obiezione più o meno di questo tipo: «Signore, forse non sai com’è organizzata la nostra vita oggi? Non sai che ci alziamo prestissimo e andiamo a letto tardissimo? Non sai che. quando incominciamo la giornata, c’è già una lista interminabile di impegni, e tutto è programmato fino al millesimo e non ci rimane neppure un istante di tregua per fermarci e pensare un po’ a noi stessi?…». Qui potrebbe però venirci un’obiezione inversa: Tutte queste cose perché le facciamo? Siamo così freneticamente impegnati perché costretti a farlo, o magari invece perché lo vogliamo? Non è forse che il nostro attivismo è una maniera di stordirci? Non è che siamo così tuffati nell’attività, fuori di noi stessi, per fuggire da noi stessi, per non tuffarci nel nostro uomo interiore, dove siamo soli con gli interrogativi che danno senso alla nostra vita, ma che evitiamo perché cercarvi una risposta significherebbe disporsi ad un cambiamento che in realtà non vogliamo operare? Siamo così attivi perché siamo svegli o perché non vogliamo esserlo? Allora l’annuncio di Gesù risulta un altro gesto d’amore verso di noi. Gesù ci dice in questo avvento: «Fermatevi un attimo. Rientrate in voi stessi. Chiedetevi il perché delle cose. Ripensate le vostre scelte. Vivete nella consapevolezza e nel senso. È ormai tempo di uscire dal sonno di chi brucia la propria vita sotto la spinta autodistruttiva dell’angoscia. Ridestatevi. Vegliate!». Tutto questo ci è possibile perché ¾ in Gesù ¾ sappiamo che Dio si ricorda di noi, come abbiamo pregato nella colletta. Il ricordo è la terza parla dell’avvento. Dio si ricorda di noi… Cioè, Dio ci tiene al centro del suo cuore… Siamo nel cuore di Dio… La nostra risposta sarà dunque quella di ricordarci di Dio, rimettendolo al centro della nostra vita. A cominciare da un buon uso del nostro tempo, del quale non sappiamo ancora quanto potremo disporre. Viviamo da oggi bene il nostro tempo. Viviamo per amare. Viviamo ogni istante con amore, come se fosse il primo, l’ultimo, l’unico.
+ Francesco Neri OFMCap
Arcivescovo