Gesù sceglie i suoi compagni
Domenica scorsa Gesù compie il primo gesto pubblico, quello con cui si apre e si rivela il suo ministero. Facendosi battezzare, Gesù accoglie la sua vocazione: essere il Figlio che si fa Fratello e si offre per i fratelli, stando tra di loro.
Questa domenica, Gesù compie il secondo gesto: sceglie i discepoli, si forma un gruppo di compagni.
Come sono i compagni che vuole accanto a sé Gesù
«CHE CERCATE?» Gli uomini e le donne che Gesù vuole accanto a sé devono essere persone capaci di formulare interrogativi nel proprio cuore, desiderosi di cercare e di trovare, portatori di grandi desideri (come Francesco d’Assisi, che le FF definiscono vir desideriorum). Per stare accanto a Gesù è necessario uscire dall’appesantimento e dalla rinuncia, e disporsi ad un cammino.
«SI TRATTENNERO CON LUI» Essere compagni di Gesù non significa istruirsi su una particolare dottrina, condividere alcuni valori morali, partecipare a delle azioni di culto, mostrare sensibilità per i bisognosi… Essere cristiani significa stare con Gesù, trattenersi con lui, con la sua presenza, e lasciarsene amare e trasformare. I compagni di Gesù sono uomini e donne che prima di tutto stanno con lui.
«LO CONDUSSE DA GESÙ» I compagni di Gesù amano Gesù ed amano i propri fratelli, e conducono questi da lui. Quando ci si innamora di una persona, si desidera presentarla alle persone cui vogliamo bene, perché gioiscano della nostra gioia d’aver trovato una compagnia così piena di grazia e di bellezza. E dall’altro lato si desidera introdurre le persone cui vogliamo bene nella relazione con la persona di cui siamo innamorati, si desidera condividere con lei tutto ciò che siamo e abbiamo, e tutte le persone con cui siamo in relazione. Ebbene i compagni di Gesù debbono sentire l’ansia di condurre da Gesù tutte le persone a cui vogliono bene, di far fare anche a loro questa grande scoperta; e dall’atro lato desiderano che Gesù fissi lo sguardo anche su tutte le persone cui teniamo. Insomma, a partire da Gesù si sviluppa una rete sempre più grande di relazioni fraterne, che parte dall’urgenza di procurare a tutti gli uomini e le donne l’incontro con Gesù.
«Erano circa le quattro del pomeriggio»
Una volta tanto, i numeri e le indicazioni cronologiche nella Bibbia non hanno un valore teologico, ma sono il segno di una testimonianza diretta. «Erano circa le quattro del pomeriggio…» Come deve essere rimasta impressa nella memoria di Giovanni il primo incontro con Gesù, l’evento che ha cambiato tutta la sua vita. Ebbene, anche a noi, come innamorati di Gesù, che conservano in un album fotografie e lettere, spetta ricordare con venerazione, stupore, gratitudine l’ora dell’incontro con lui, e andare spesso a quell’ora in cui è avvenuto l’avvenimento più importante della nostra storia.
«Ecco l’agnello di Dio»
Questa è la designazione che di Gesù dà Giovanni. La dà all’inizio, al principio, perché in essa vi è anche la fine, il frutto. Gesù è l’agnello per la sua mitezza, che incoraggia — come un bambino piccolo — ad avvicinarsi e a stringerlo; e perché verrà sacrificato sulla croce, «togliendo» – cioè prendendo su di sé e distruggendo — il peccato del mondo. A differenza di altri animali, che strepitano e resistono, quando comprende che lo stanno conducendo al macello l’agnello non oppone resistenza e rimane in silenzio. (The Silence of the Lambs, è il titolo di un romanzo di Tom Harris, da cui è stato tratto un film, Il silenzio degli innocenti).
Questa designazione è stata trapiantata nella liturgia, prima della comunione: Gesù, l’Agnello per noi immolato, è lì, nel pane consacrato e spezzato per noi. Ma è solo lì? Un cantautore contemporaneo, Francesco De Gregori, ha scritto una canzone — Ecco l’Agnello di Dio, appunto — nella quale associa l’Agnello di Dio ai dannati dei nostri giorni: ai lavavetri marocchini, alle prostitute albanesi e nigeriane, ai senegalesi raccoglitori di pomodori… Dove sarebbe Gesù, se entrasse oggi nella storia? Chi gli assomiglia di più, tra tutti coloro che soffrono innocentemente, subendo la violenza della nostra cattiveria o della nostra indifferenza? Che cosa possiamo fare per Gesù e per tutti coloro che con lui, oggi, sono l’agnello di Dio?
+ Francesco Neri OFMCap
Arcivescovo