II Domenica di Pasqua o della Divina Misericordia – Anno B

Che cos’è stata la risurrezione nella vita di Gesù? È stato il momento in cui ha raggiunto il vertice la sua esperienza di essere l’Amato da Dio. Infatti, Gesù si è sentito amato dal Padre ad esempio nel battesimo, e nella trasfigurazione, e nella preghiera, ma mai quanto nella risurrezione Gesù si è visto concretamente e insuperabilmente amato dal Padre. Mai tanto quanto nella risurrezione Gesù aveva potuto sentirsi amato. Nella risurrezione Gesù ha visto confermata la sua scelta dal Padre che si è riservata l’ultima parola. Il padre gli si è schierato accanto e Gesù per primo ha constatato che è vero: non c’è forza più grande dell’amore, l’amore che ci strappa persino alla morte. Che cosa accade allora in Gesù risorto.

Gesù risorto diffonde la pace e la gioia

Quando siamo pieni d’amore, stiamo bene e non ci manca niente. Siamo sereni e diffondiamo serenità intorno a noi. Pensiamo ad un uomo che è innamorato della sua compagna, ad una mamma che contempla il suo bambino tra le braccia, a due fratelli che si congiungono dopo una lunga separazione. Gesù — nella risurrezione — ha appena fatto l’esperienza di quanto egli sia infinitamente amato dal Padre. Tutto pieno d’amore, egli diffonde intorno a sé la pace e la gioia. La presenza di Gesù è la sorgente di un ambiente riconciliato e armonioso.

Gesù fa un dono ai suoi amici

Colmo di amore, Gesù ha più gioia nel donare che nel ricevere. C’è bisogno di dimostrare il nostro amore attraverso un dono. Anzi, attraverso il dono tendiamo ad essere ad essere noi stessi presenti presso e dentro la persona amata. Si prende quanto abbiamo di meglio. Si sente il bisogno di donare senz’altro noi stessi. E Gesù sceglie di donare quanto di più prezioso possiede: l’abbraccio in cui lo abbraccia e il bacio in cui lo bacia il Padre, l’amore che congiunge l’Amante e l’Amato, ciò che sta nelle profondità dell’uno e dell’altro, l’interiorità di Dio fatta persona: lo Spirito Santo. Anzi, se il Padre ha unto Gesù con lo Spirito Santo e lo Spirito Santo è tale unzione; se il Padre ama il Figlio e lo Spirito Santo è tale amore; possiamo dire che il Padre ha risuscitato Gesù nella forza dello Spirito Santo, e perciò lo Spirito Santo è la stessa risurrezione.

Gesù non ha ricusato di soffrire per amore

Chi accetta di entrare nella via dell’amore deve prepararsi a piangere. Ne abbiamo fatto tante volte l’esperienza: come è doloroso non trovare una corrispondenza proporzionata, o essere ripagati con l’indifferenza o addirittura venire traditi dalle persone a cui vogliamo bene! Ci viene la tentazione di smettere di amare, di non dare più a nessuno la possibilità di ferirci…, ma dobbiamo arrenderci, perché senza amore non possiamo proprio vivere, anche se amare significa soffrire. Il Signore risorto esibisce i fori lasciati nelle sue mani e nel suo costato dai chiodi e dalla lancia. Il glorificato è veramente il crocifisso. Gesù è colui che ha scelto di non smettere di amare mai neppure per un istante, neppure quando era condannato dalla cattiveria degli uomini e tradito dai suoi amici. Gesù ha accettato di pagare il prezzo che implica la scelta di non smettere mai di amare.

Gesù chiama ad un amore coinvolgente

Quando l’amore è autentico, non è egoistico-esclusivo, ma è diffusivo-inclusivo. Non si può essere felici da soli, bisogna coinvolgere altri nella felicità che deriva dall’amore. Pensiamo all’amore tra l’uomo e la donna, che per natura è rivolto all’esterno con la necessaria possibilità della generazione del figlio. Nella linea di questa diffusività sono le parole di Gesù: «Come il Padre ha mandato me, io mando voi. Vi do quello che c’era nel più profondo di me, affinché vi lasciate coinvolgere nella mia missione, quella di avverare il sogno del Padre mio e Padre vostro sui suoi figli: il desiderio di un’umanità liberata dal peccato che ci spinge a darci la morte gli uni gli altri ed è la sorgente di tutto ciò che danneggia l’uomo e offende Dio. L’amore del Padre, del quale io sono il sacramento e dal quale voi siete stati raggiunti, deve toccare, illuminare e guarire ogni uomo e ogni donna e tutto il creato».

Il Tommaso che in ogni tempo vuole vedere Gesù

Il vangelo giovanneo narra che la seconda apparizione avviene quasi in vista di Tommaso, il quale non era presente la prima volta. Tommaso ha il privilegio di mettere le mani nel costato di Cristo, di toccarlo e perciò di credere. E l’uomo di oggi come può toccare il risorto? Luca descrive nella prima pagina della liturgia della parola la comunità cristiana delle origini: affiatata nella preghiera, nella condivisone dei beni, nella sollecitudine verso i poveri. I cristiani della prima era saranno stati davvero così? Lasciamo la risposta in sospeso, perché ci interessa piuttosto affermare che così i cristiani dovrebbero essere sempre. Quando il cristianesimo ha sfondato nei primi secoli, ciò non è avvenuto perché la sua teologia o la sua liturgia sono state particolarmente solenni, bensì perché i non cristiani vedevano la comunione che regnava tra i cristiani ed esclamavano: «guarda come si amano!», e si sentivano attratti ad entrare nella comunità dei credenti. Non è vero che il cielo ci si è aperto in ognuno di quei momenti in cui ci è capitato di fare un’esperienza di comunione perfetta? Ebbene, la Chiesa dovrebbe essere l’ambito nel quale l’uomo che vuole toccare per credere, dovrebbe poter fare l’esperienza dell’amore e perciò affermare: «ho visto il Risorto!».

+ Francesco Neri OFMCap
Arcivescovo