V Domenica di Quaresima – Anno B

«Vogliamo vedere Gesù»

La pagina odierna dell’evangelo di Giovanni contiene una richiesta rivolta all’apostolo Filippo: «Vogliamo vedere Gesù» (Gv 12,21). Possiamo tentare una lettura spirituale di questo testo, incentrandolo sui suoi tre elementi.

In primo luogo, si parla di volere qualcosa. È vero che nella vita cristiana l’iniziativa è sempre della grazia divina, che suscita in noi il volere e l’operare secondo i suoi disegni benevoli (cf. Fil 2, 13). Tuttavia, nell’incontro con Dio vi è pur sempre una parte giocata dall’impegno dell’uomo. Ad esempio, nella magia si è convinti che, usando determinati oggetti, compiendo particolari gesti e pronunciando precise parole, si costringe il divino ¾ comunque concepito ¾ a manifestarsi. Invece nel cristianesimo ¾ che è una Rivelazione ¾ si è consapevoli che l’incontro con Dio è risultato di una decisione divina sovranamente libera e gratuita. L’uomo non può dunque in alcun modo costringere Dio a manifestarglisi. Nondimeno, l’uomo può porre in atto quelle condizioni che lo rendono più degno della visita di Dio, e ne attirano la compiacenza. San Bonaventura da Bagnoregio, teologo e mistico francescano afferma che Dio dona «gratis sed non ingratis», cioè senza nessun merito da parte nostra, ma non a quelli che non fanno nulla per corrispondere alla sua benevolenza. Perciò, ancora oggi nella vita cristiana continua ad essere necessaria l’ascesi, cioè quel lavorio di purificazione e perfezionamento che impegna l’uomo a rendersi più idoneo ad accogliere in se stesso Dio.

In secondo luogo, i discepoli desiderano vedere. Il filosofo greco Aristotele osserva che gli uomini amano le sensazioni, indipendentemente dalla loro utilità, e fra tutte le sensazioni preferiscono il vedere, perché la vista è il che ci fa raggiungere nel minor tempo la massima quantità di conoscenze. Non è dunque strano che, nel nostro cuore, rechiamo seminato il desiderio di vedere lo stesso Dio Altissimo. Che cosa bisogna fare per vedere Dio? Ci risponde il Signore Gesù, che fra le beatitudini ha inserito quella che suona «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5,8). Al livello storico originario, con questa promessa il Maestro intende dire che nel suo ministero gli uomini stanno per assistere all’adempimento delle divine promesse di salvezza. Ma in chiave spirituale, la beatitudine significa anzitutto l’esigenza della purezza, che possiamo riformulare con ‘semplicità’. Come pura è l’acqua che non è contaminata con il fango ed è solamente se stessa, così puro è l’uomo che vive senza doppiezza e nella verità. Inoltre, tale purezza riguarda il cuore, che nella mentalità biblica non è tanto la sede dei sentimenti, quanto quella parte profonda della persona, nella quale l’uomo è cosciente di se stesso, e sente pulsare le domande fondamentali sul senso della propria esistenza: «chi sono io? che valore ha l’opera delle mie mani? perché vivo e perché muoio? Dio c’è?». In breve, la visione di Dio, cioè la percezione della presenza operante di Dio nell’anima e nella storia umana, è riservata a coloro che con autenticità si lasciano coinvolgere senza riserve e con piena disponibilità nell’avventura della fede

Su che cosa, infine, dobbiamo desiderare di fissare il nostro sguardo? Su Gesù. Questo desiderio di incontrare Dio e contemplarlo nel cuore e nella vita si concretizza infatti in Cristo. «Dio nessuno l’ha mai visto: proprio lui, l’Unigenito che è nel seno del Padre, ce lo ha rivelato» (Gv 1,18). Come insegna il Vaticano II, «solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo. Adamo, infatti, il primo uomo, era figura di quello futuro, e cioè di Cristo Signore. Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del Suo Amore, svela anche pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione» (Gaudium et Spes, n. 22). Il centro del cosmo e della storia, il cuore del mondo e d’ogni creatura è la persona di Cristo, Redentore dell’uomo. In testa ad ogni nostro impegno, nel restante cammino quaresimale, ci sia il desiderio di conoscerlo, amarlo e servirlo sempre di più.

+ Francesco Neri OFMCap
Arcivescovo